Intervistiamo i candidatə continua con l’esperienza di Maria Grazia Famiglietti. È tra le donne più giovani candidate nella lista di Avellino Progetto Partecipato.
Chi è Maria Grazia Famiglietti?
22enne di Avellino, Maria Grazia Famiglietti è una Dottoressa in Didattica della Musica specializzata nel canto e nella propedeutica musicale.
Educatrice musicale e musicoterapista, lavora da anni nel nolano dopo aver avuto varie esperienze d’impiego nel territorio della Provincia di Avellino. È fortemente legata al mondo della musica, il suo porto sicuro.
L’intervista
Sei tra le più giovani candidate di APP, come mai questa scelta di cimentarti alle elezioni amministrative?
«La scelta è stata dettata da un lungo ragionamento durato diversi giorni. Questa proposta mi fu fatta e io inizialmente risposi con non poca titubanza. Poi mi sono presa del tempo per riflettere e, parlandone con le persone più vicine a me, mi è stato più volte fatto notare che la mia esperienza con le persone fragili e con disabilità poteva essere una grande occasione per dare voce a loro in consiglio comunale».
«Il motivo principale è stato questo: voler dare una mano in modo ancora più concreto queste fasce della popolazione troppo spesso dimenticate, proponendo progetti e attività da fare per loro e con loro».
Ti sei specializzata nel canto e nella propedeutica musicale e sei un’educatrice musicale e Musicoterapista. Come ti sei avvicinata a questo mondo?
«Io nasco come cantante. Mi avvicino a questo mondo quando ero molto piccola, quando avevo 4 anni. Amavo cantare di continuo. Ho ricordi di me a quell’età in cui già ero del tutto proiettato in questo mondo. Ho fatto danza per quasi 10 anni e ho sempre amato il mondo dell’arte in senso trasversale».
«Ho visto il canto come la possibilità per esprimere le mie emozioni senza alcun timore, facendo vedere a tutti ciò che sono penso di essere senza paura di un eventuale giudizio altrui.
Crescendo ancora, questo amore è diventato sempre più forte ed è mutato nella necessità di usare il mezzo musicale per arrivare agli altri e, soprattutto, per far crescere gli altri».
«Per questo ho conseguito il titolo di educatrice musicale al conservatorio “Domenico Cimarosa” di Avellino. Avevo bisogno di armarmi di più carte possibile. Era necessario per me poter crescere personalmente per dare di più agli altri».
«Tramite la pedagogia della musica ho avuto questa possibilità, grazie soprattutto agli splendidi docenti che ho trovato sul mio percorso. Nei tre anni di studi ho avuto l’opportunità di approdare nel fantastico mondo della propedeutica musicale, fatto da bambini che apprendono e gioiscono attraverso il gioco musicale.
L’ho sempre trovato un qualcosa di davvero arricchente dal punto di vista personale, perché i bambini e i ragazzi ti aiutano a crescere molto. Loro guardano il mondo con occhi puri e privi di malizia. È tutto colorato e questo colore fa parte della mia vita, dipingendola quotidianamente sempre di più».
«La musicoterapia è la mia strada e forse lo è sempre stata. Ho sempre avuto un’empatia particolare nei confronti delle persone con diversabilità. Io la amo chiamare così perché è una cosa bellissima e affascinante, che purtroppo spaventa ancora molto le persone».
«Puoi imparare a comunicare con altri mezzi e ti rendi conto che parlare costantemente non vuol dire sempre comunicare. Questa è una cosa che ho compreso, ho metabolizzato e fatta mia e la custodisco gelosamente. È scontato da dire ma per me la musicoterapia ti stravolge l’esistenza. È davvero tutto, è il mio posto sicuro. È quello che sto facendo e spero di poter fare davvero per tutta la vita».
Come giovane Avellinese, negli ultimi anni si è parlato tanto di eventi e feste. È cambiato davvero qualcosa ad Avellino? È una città più viva?
«Sono una giovane avellinese che vive quotidianamente la città a 360 gradi: studio, esco e vivo ad Avellino. Posso dire che le estati scorse sono state meno desolate. Gli inverni sono stati però più silenziosi che mai».
«Avellino ha bisogno di colorarsi in inverno. Dobbiamo non diventare quella città grigia che spesso risulta negli occhi degli altri. Abbiamo tanto colore da sprigionare. Tanto potenziale da esprimere e questo si può fare solo con il confronto».
«Io lavorerò molto sulle “quattro stagioni” avellinesi. Bisogna far fuoriuscire la cultura che noi abbiamo nel nostro territorio partendo dai nostri artisti. Va dato più spazio all’arte riempiendo le strade, i luoghi e qualsiasi spazio di suoni, colori e danza».
Qual è il punto che più ti sta a cuore del programma di APP?
«I due punti che più mi stanno a cuore del progetto partecipato di APP, di cui faccio parte, sono di sicuro i consultori e la casa delle donne. Da giovane donna avellinese sento la necessità di dovermi battere per questa casa».
«Avellino deve dare più spazio alle donne e deve dare a noi dei luoghi di riferimento per esprimerci e a cui rivolgerci in caso di necessità. Avellino è fortemente manchevole sul tema».
«Un altro argomento su cui punto molto è quello degli spazi educativi per i bambini e per i ragazzi diversamente abili. Bisogna immaginare dei progetti e dei laboratori extrascolastici per coltivare delle passioni che si hanno, aprendo degli spazi di confronto per tutti e tutte».