Continuiamo il format editoriale intervistiamo i candidatə di APP, Avellino Progetto Partecipato, con Paola Alba, candidata alla carica di consigliera comunale alle prossime elezioni amministrative nel capoluogo irpino.
Chi è Paola Alba?
Ha due nomi, ma uno è il suo cognome. Paola Alba, classe 1970, è un’insegnante di inglese delle scuole secondarie di primo grado. Ha iniziato a lavorare molto giovane, poco dopo la sua laurea in inglese e in russo all’Università degli Studi di Salerno.
Paola, Alba è il cognome chiaramente, ha due figli. Uno sono io, Antonio, e l’altra è mia sorella Chiara. Ma torniamo professionali.
Da giovane ha fatto parte degli scout e successivamente della Caritas parrocchiale. Da 27 anni nella scuola pubblica, Paola ha potuto toccare con mano le tante difficoltà che affrontano ogni giorno docenti, dipendenti e famiglie, in particolare coloro che hanno figli con bisogni educativi speciali (BES).
L’assenza di un piano di sostegno concreto e di massicci servizi per gli alunni e le alunne con più fragilità, ha portato Paola a candidarsi con Avellino Progetto Partecipato.
L’intervista
Cosa si prova a essere intervistati dal proprio figlio?
«Senza cadere troppo nel sentimentalismo, non posso negare che l’emozione è forte. Mentre parlo ho in mente l’immagine da bambino mentre il mio sguardo vede un uomo».
«L’emozione è forte anche perché, nonostante la differenza generazionale, con lui condividiamo linee di azione e pensiero…scontri e discussioni annessi».
Quando ti è stato detto di entrare a far parte del progetto di APP cosa hai pensato?
«Innanzitutto ho preso tempo per riflettere. Per riflettere soprattutto sul mio background e su quale aiuto potessi io apportare in questa lista e, magari, alla prossima amministrazione comunale».
«Il mio passato da scout e da attivista nella Caritas parrocchiale e il mio presente da insegnante sono esempi di quanto importante sia per me mettermi al servizio della comunità».
«Non per ultimi, sono stati poi fondamentali i 12 punti programmatici del nostro programma di lista che condivido interamente e che reputo la vera novità di questa tornata elettorale».
Come docente quali sono le mancanze e le responsabilità del comune più importanti degli ultimi cinque anni?
«In qualità di docente soffro nel quotidiano. La scuola grida aiuto, ma fino a ora il suo grido è rimasto inascoltato. A scuola c’è il nostro futuro, che dobbiamo coccolare e preservare».
«Abbiamo necessità di un’edilizia scolastica adeguata. Molte strutture hanno bisogno di interventi di manutenzione per essere fruibili appieno. E cosa dire del Piano di zona sociale?».
«Nelle scuole serve l’intervento di personale specializzato per gli alunni con bisogni educativi speciali, a integrazione del personale scolastico. Non si può gravare sempre sulle famiglie. Chi di competenza deve prendersi in carico le fasce deboli in modo da garantire a tutti e a tutte le stesse opportunità in maniera differenziata, in base alle necessità di ciascuno».
Qual è il punto più forte del vostro programma e come cambierebbe Avellino?
«Ritengo che il punto più importante sia già nel nome della nostra lista: Avellino Progetto Partecipato. Possiamo contribuire a migliorare la città attraverso la partecipazione di tutti i cittadini e le cittadine alla vita politica e quotidiana della città. Ognuno potrà prendere parte alla cosa pubblica in maniera attiva e consapevole».
«Scegliendo tra le dodici proposte dico “Il Comune come casa di vetro“. È un progetto che si interseca con la partecipazione attiva: la trasparenza del vetro consente a tutti i cittadini e le cittadine di vedere in maniera inequivocabile cosa avviene nella casa di tutti».
«Non volendo scendere troppo nel tecnico, il vetro è un materiale amorfo, una sorta di liquido che si comporta come un solido. In realtà però possiede una struttura disordinata e rigida. Ecco, così immagino una città che funziona: una comunità basata su rigidi principi etici come la legalità, la trasparenza e l’inclusione ma disordinata perché piena di idee che ognuno è libero di esprimere in qualsiasi momento».
«La prossima amministrazione comunale dovrà avere questa capacità. Quella di essere catalizzatrice di idee, sensazioni e passioni, senza mai lasciare nessuno indietro. Non per noi, ma per tuttə».